Il concetto giapponese di MA si riferisce a tutti gli aspetti della vita.
È stato descritto come una pausa nel tempo, un intervallo o un vuoto nello spazio.
Ad esempio se un bicchiere non avesse uno spazio vuoto all’interno non sarebbe un bicchiere, ma un blocco di vetro. Se una finestra non avesse uno spazio vuoto nel centro non sarebbe una finestra, ma un muro. E così via….
Questo principio si applica anche alla vita. Ad esempio se corriamo da un posto all’altro, se facciamo mille cose, una dopo l’altra, non abbiamo il tempo per vedere chiaramente e per far emergere ciò che è destinato a nascere, ad essere, ma ripetiamo attività senza prestare attenzione al nuovo che di conseguenza non vediamo, non percepiamo, non cogliamo.
MA è il tempo e lo spazio fondamentali di cui la vita ha bisogno per crescere.
Se non abbiamo tempo, se il nostro spazio è limitato, non possiamo crescere.
Il modo in cui impieghiamo il nostro tempo e modelliamo lo spazio in cui viviamo influisce direttamente sul nostro progresso. Questi principi sono universali e, se applicati in modo efficace, migliorano il nostro modo di pensare e di rapportarci con l’ambiente circostante.
I due caratteri giapponesi che rappresentano il MA sono il carattere door (porta) e il carattere sun (sole).
Insieme questi due caratteri raffigurano una porta attraverso la cui fessura fa capolino la luce del sole.
In questo simbolo non vediamo solo la sagoma di una porta, ma una porta aperta alla luce, che permette la crescita, la creatività e la libertà.
Questo è MA – lo spazio tra i bordi, tra l’inizio e la fine, lo spazio e il tempo in cui sperimentiamo la vita.
Il MA è pieno di energia e di sentimenti. Parla di silenzio in contrapposizione al suono, di mancanza in contrapposizione all’eccesso. È la pausa momentanea nel discorso necessaria per trasmettere parole significative, il silenzio tra le note che fanno la musica…
C’è bisogno di MA in ogni aspetto e in ogni giorno della nostra vita.
Ho imparato questo principio tanti anni fa da Arawana Hayashi, una danzatrice giapponese che ha applicato l’arte della danza alla conoscenza della realtà quando ha creato il Social Presencing Theater che viene usato nell’applicazione della Teoria U di Otto Scharmer. È stata la mia porta di ingresso per la pratica di Mindfulness. L’incontro con Arawana è stato il MA necessario per fare scelte diverse.
La pratica del MA è per me un invito a rallentare, a prendere delle pause, a prestare attenzione ai segnali che il corpo manda, senza entrare nella modalità cieca del fare, ma lasciando che il fare autentico emerga. In realtà ogni movimento nasce, si sviluppa e finisce. Così anche come il mio respiro, ha un inizio, uno sviluppo e una fine che di solito è una pausa.
Spesso mi viene detto “ma se vado lento, perdo tempo e non riesco a fare tutto”. All’inizio anche io ho creduto a questo, ma è un abbaglio. Fare con consapevolezza, mi aiuta fare la cosa giusta nel momento e quindi non devo tornare indietro e rifare. In realtà il MA può essere anche molto breve, di uno o due secondi, ma sufficiente per raccogliere informazioni preziose che danno vita alle nostre azioni.
Fare fare fare è come espirare soltanto.
In realtà ho bisogno anche di inspirare, non solo di espirazione e di prendermi una pausa tra i 2.
Questo è il MA.