La self-compassion consiste nel rispondere nello stesso modo di sostegno e comprensione che si avrebbe con un buon amico quando si ha un momento difficile, si fallisce o si nota qualcosa che non ci piace di noi stessi. Tre sono gli elementi che compongono la self-compassion: Gentilezza invece di auto-giudizio, umanità condivisa invece di isolamento e Mindfulness invece di eccessiva identificazione.
1 – Gentilezza vs. auto-giudizio
L’elemento di gentilezza alla base della self-compassion consiste nell’essere calorosi e comprensivi verso noi stessi quando soffriamo, falliamo o ci sentiamo inadeguati, piuttosto che ignorare il nostro dolore o punirci giudicandoci.
2 – Umanità condivisa vs. isolamento
L’umanità condivisa implica il riconoscimento che la sofferenza e l’inadeguatezza personale fanno parte dell’esperienza umana comune – qualcosa che succede a tutti noi piuttosto che essere qualcosa che riguarda solo a “me”.
3 – Mindfulness vs. eccessiva identificazione
Questo aspetto è centrale per la self-compassion e fornisce la consapevolezza necessaria per stare con noi stessi così come siamo e per convalidare il nostro dolore. È uno stato di equilibrio che evita due reazioni comuni alla sofferenza: l’evitamento e l’eccessiva identificazione.
Nella vita quotidiana, la self-compassion consiste nel notare quando stiamo attraversando un momento difficile e, invece di giudicarci e criticarci, rispondiamo al nostro dolore con attenzione e gentilezza, proprio come faremmo con un caro amico. Un numero impressionante e crescente di ricerche dimostra che relazionarsi con noi stessi in modo gentile e amichevole è essenziale per il benessere emotivo. Anche se la self-compassion non è spesso la prima risposta automatica di molti di noi nei momenti di difficoltà personale, questa abilità può essere allenata, anche per coloro che non l’hanno imparata da bambini.